Dolore e Training Autogeno

Il DOLORE è una “esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a un danno tissutale presente o potenziale o descritta come tale” (International Association for the Study of Pain, 1986).
Questa definizione evita l’errore di associare il dolore con lo stimolo: la nocicezione non è sufficiente, il dolore è il risultato di un’elaborazione centrale, che richiede l’attività della coscienza.
Il dolore è sempre soggettivo ed è una esperienza multidimensionale: sensoriale, affettiva, cognitiva, comportamentale, psicologica. Coinvolge la persona in toto (non solo la parte del corpo dove si ha dolore)

Negli anni’50 inizia ad essere evidenziata l'importanza delle emozioni nel dolore; vengono in esso distinte 3 componenti reciprocamente influenzabili (Pollo e Benedetti, 2001; Fernandez e Turk, 1992)
1. Componente sensoriale-discriminativa
2. Componente affettivo-motivazionale
3. Componente cognitivo-valutativa

Emozioni: ruolo cruciale nel dolore
Le emozioni sono complessi processi dell’intero organismo in quanto provocano modificazioni a livello somatico, vegetativo e psichico. E’ la valutazione cognitiva soggettiva dell’evento a renderlo emotigeno.

• RUOLO DELL’ANSIA NEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO: forte associazione tra ansia e dolore: non è ancora del tutto chiaro come l’ansia amplifichi il dolore ma si pensa che il potenziale collegamento sia costituito dal sistema nervoso simpatico, la cui stimolazione abbassa la soglia del dolore e aumenta l’attività spontanea dei nocicettori (Symreng, Fishman, 2004).
Le principali componenti dell’ansia nel paziente con dolore cronico sono l’ipervigilanza e la catastrofizzazione.

• RUOLO DELLA PAURA NEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO: la paura è uno stato emozionale che ha la funzione di proteggere l’individuo da una minaccia immediata percepita. Sembra essere sotto il controllo primario dell’amigdala ed è la manifestazione del modello di lotta o fuga.
La paura viene espressa secondo tre principali dimensioni:
- cognitiva (aumento di pensieri di pericolo, minaccia o morte, la cui funzione è di aumentare l’attenzione diretta alla minaccia e preparare ad un’azione motivata)
- fisiologica (attivazione del sist. Nerv. Simpatico con cambiamenti fisiologici rapidi destinati ad aumentare la possibilità di sopravvivenza)
- comportamentale ( organizzazione di un comportamento difensivo che ha lo scopo di proteggere dalla minaccia percepita).

Nel paziente con dolore cronico, la paura è relativa al dolore stesso e alla sua capacità di minacciare tutti i settori della vita: per questo raramente ha un solo oggetto.
Inoltre può riguardare il sentire il proprio corpo come estraneo, la paura di perdere continuità con il proprio passato, di essere intrappolati, paura delle reazioni degli altri, di non essere capiti e accettati, di essere allontanati, di perdere il controllo di sé e della propria vita, di una dissoluzione dell’identità personale.

VARIABILI PSICOLOGICHE E PSICOSOCIALI che possono influire nella percezione del DOLORE
• ATTENZIONE intesa come orientamento selettivo sul dolore, può modificare l’intensità dell’esperienza dolorosa
• ASPETTI CULTURALI determinano atteggiamenti e reazioni diverse nei confronti del dolore
• SIGNIFICATO SOGGETTIVO ATTRIBUITO AL DOLORE che può essere legato alla sua sede e alla sua qualità, ma anche al contesto in cui viene vissuto (“sentiamo di più l’incisione del bisturi del chirurgo che dieci colpi di spada nel fervore del combattimento”)
• ASPETTATIVA cioè le previsioni sulle conseguenze che una persona ha imparato ad aspettarsi
• AUTOEFFICACIA (Bandura) cioè l’abilità di impiegare con successo un comportamento per ottenere un risultato: un’alta autoefficacia implica maggiore tolleranza al dolore
• LOCUS OF CONTROL (Rotter), cioè stile attribuzionale che si sviluppa in un continuum tra due polarità, interno ed esterno. Un locus of control interno (convinzione che le conseguenze del proprio comportamento dipendano da sé) più elevato si correla a maggiore tolleranza al dolore
• ANSIA, che si manifesta attraverso sintomi quali:
- Disturbi psicofisiologici, su base neurovegetativa (modificazione della frequenza respiratoria, della motilità gastrica, aumento della frequenza cardiaca, ipermotilità muscolare con maggiore contrazione nella zona algica)
- Disturbi psichici, come preoccupazione, sintomi fobici
- Disturbi comportamentali, come irrequietezza motoria, irritabilità, disturbi del sonno e dell’alimentazione
Si crea un tipico circolo vizioso “dolore – ansia – tensione – aggravamento del dolore”
• DEPRESSIONE, che può coesistere con il dolore cronico in due principali forme:
- In soggetti con una depressione primaria, Il dolore può insorgere come un corollario di sintomi di tipo psicosomatico
- La depressione può svilupparsi secondariamente, in relazione del protrarsi del dolore
• DISTURBO DA SOMATIZZAZIONE

TRAINING AUTOGENO E GESTIONE DEL DOLORE

Il dolore non deve essere interpretato come un disagio da eliminare ad ogni costo: esso infatti è un segnale biologico che indica che c’è qualcosa che non va. Una volta chiarita la causa, non c’è però ragione di lasciare che il dolore continui.
L’atteggiamento soggettivo verso il dolore è molto variabile, va dall’insofferenza massima alla sopportazione eroica, dalla percezione sottile all’insensibilità totale. Dipende dalla personalità l’esserne vittima passiva o essere in grado di elaborarlo attivamente.
Scopo del T.A. è l’eliminazione del dolore, ma nel caso ciò non fosse possibile si cercherà comunque di ottenere un’elaborazione ed un rapporto più sereno con esso.

Come agisce il T.A. nella gestione del dolore?
• Attraverso il restringimento del campo di coscienza e dirigendo l’attenzione sul mondo interiore, è possibile escludere la sensazione dolorifica in una determinata zona concentrandosi intensamente su un’altra sensazione (es. distensione): il dolore rimarrà così sullo sfondo
• Attraverso il T.A. è possibile calmare le alterazioni neurovegetative provocate dal dolore (es. respirazione rapida, battito cardiaco accelerato, aumento del tono muscolare)
• Attraverso lo smorzamento delle componenti emotive collegate al dolore per effetto del T.A., è possibile indebolire o interrompere la “spirale dolorosa” che deriva dall’ansia e dalla paura di provare dolore, cosa che inevitabilmente riacutizza il dolore stesso.