Psicosomatica

PSICOSOMATICA: effetti dello stress sulla salute

Branca della psicologia medica volta a ricercare la connessione tra un disturbo somatico e la sua eziologia spesso di natura psicologica. Il suo presupposto teorico è la considerazione dell'uomo come inscindibile unità psicofisica; tale principio implica che in ogni forma morbosa e fin anche nel trauma accidentale, giochino un ruolo accanto ai fattori somatici anche i fattoripsicologici.
L'interconnessione tra un disturbo e la sua causa d'origine psichica si riallaccia alla visione olistica del corpo umano: corpo e la mente sono strettamente legati tra loro.
Uno degli indirizzi più promettenti della ricerca in psicosomatica negli ultimi anni è la psiconeuroendocrinoimmunologia, che ha l'obbiettivo di chiarire le relazioni tra funzionamento psicologico, secrezione di neurotrasmettitori ed ormoni e funzionamento del sistema immunitario.
Si può quindi ipotizzare un effetto dello stato mentale dell’individuo sulla salute e sulla malattia, per lo più tramite un’alterazione della funzionalità del sistema immunitario. In riferimento a ciò sono state ampiamente studiate le conseguenze dello stress sul sistema immunitario.
Selye descrisse lo stress intorno al 1938 per la prima volta, ma divulgò il suo lavoro fra il ’73 e il ’75, definendo la sua “sindrome generale d’adattamento” come chiave interpretativa per lo sviluppo psicogeno di una serie di disturbi per la loro natura legati ad una eziologia psichica piuttosto che organica; tali disturbi vennero definiti Psicosomatici.
Nella sindrome generale d’adattamento l’Autore distingueva tre fasi: una prima fase di allarme in cui l’organismo si prepara fisiologicamente all’azione, producendo una notevole quantità di ACTH, ormone stimolante la surrenale. La quantità di ACTH ipofisario prodotto è proporzionale alla quantità (intensità e durata) dello stimolo applicato. L’ACTH ha come effetto l’incremento, da parte della ghiandola surrenale, della produzione di due gruppi di ormoni, i corticali ed i midollari, ovvero i cortisonici e gli adrenalinici.
Nella seconda fase, della resistenza, l’organismo grazie alla produzione incrementata di adrenalina, si adatta a sopportare l’azione dello stimolo che altera il suo equilibrio. A questo punto esistono due possibilità: la cessazione dello stimolo disturbante, e in questo caso l’organismo rapidamente recupererà il proprio equilibrio precedentemente turbato entrando quindi nella fase di recupero; oppure, nel caso di persistenza della stimolazione disturbante, l’organismo entrerà in una fase di esaurimento - la terza fase - dove la capacità di produrre ormoni adattivi non è più sufficiente; le scorte si esauriscono e l’organismo si trova in balia di qualsiasi agente nocivo interno o ambientale.
Lo stress è rappresentato quindi dalla complessa serie di risposte biologiche che consegue all’intervento di un generico fattore nocivo, e va genericamente considerato come una risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso. La reazione di stress è una reazione fisiologicamente utile in quanto adattiva, poiché permette lo sviluppo di meccanismi volti alla conservazione dell’individuo e della specie; è importante sottolineare come gli eventi stressanti, sia di tipo esistenziale che le stimolazioni quotidiane, non possono essere considerati di per sé patogeni, e che lo stress può divenire una condizione patogena se lo stressor agisce con particolare intensità e per periodi di tempo sufficientemente lunghi.
Lo stress è capace di determinare delle variazioni della risposta immunitaria: in particolare, se lo stress è applicato acutamente, accanto ai processi di adattamento o di neutralizzazione dello stimolo stressante, si assiste talvolta ad una stimolazione della risposta immunitaria; se lo stress è cronico, al contrario, determina riduzione o abolizione dell’attività linfocitaria.
Studi sull’uomo hanno rilevato immunosoppressione in conseguenza di eventi a forte connotazione emotiva, quali la morte del coniuge, separazione e divorzio, situazioni stressanti varie, abbassamento del tono dell’umore, vissuto di solitudine (cit. in Solano, Coda, 1994).
Holmes e Rahe (1967) svilupparono la “Social Readjustment Rating Scale” nella quale 43 situazioni di vita abbastanza comuni sono valutate in base ai diversi gradi di importanza che hanno per l’individuo medio.
Inoltre altri studi si concentrarono sull’effetto sulla salute della perdita specifica costituita da un lutto, considerato l’avvenimento più stressante dell’esistenza: il lutto può provocare una maggiore probabilità di malattia e mortalità (Parkes, 1970; Jacobs e Hostfeld, 1977; Klerman e Izen, 1977).
Colpiti dalla connessione tra perdita oggettuale e insorgenza della malattia, Engel e Schmale (1967) ipotizzarono un concomitante stato psicobiologico (complesso di “rinuncia/condanna”), ossia uno stato transizionale dell’Io durante il quale non sono disponibili o non si sono ancora sviluppate difese o strategie adatte per affrontare la perdita di un oggetto; il complesso di “rinuncia/condanna”, una volta sviluppatosi, darebbe inizio a processi autonomi, endocrini e immunologici che abbassano la resistenza dell’organismo e permettono l’emergere della malattia.

Un esempio di come fattori psicosociali possano influire su alcune patologie è rappresentato dagli studi sulle malattie infettive acute. Le variabili psicosociali collegate a malattie infettive acute sono in genere variabili momentanee, “di stato”, come eventi stressanti o stati emotivi transitori; sottolineando che in assenza di un agente infettivo anche lo stress emotivo più acuto non può causare un’infezione, esse potrebbero influire sulla suscettibilità alla malattia infettiva essenzialmente in tre modi (Solano, Coda, 1994):
. predisponendo le persone esposte ad un agente patogeno a contrarre l’infezione, tramite un’alterata suscettibilità biologica;
. innescando o facilitando un processo che permetta ad un patogeno già presente nell’organismo di riprodursi;
. contribuendo al mantenimento di un processo patogeno già in corso.
Lo stato emotivo potrebbe influire sulla funzionalità del sistema immunitario, primo responsabile della resistenza alla patologia, sia in modo diretto, per mezzo cioè dell’innervazione da parte del sistema nervoso centrale di organi linfoidi o tramite la mediazione di meccanismi neuroendocrini (molti ormoni secreti in situazioni stressanti sono coinvolti nella modulazione della funzione immunitaria), sia in modo indiretto, mediante le reazioni comportamentali dannose per la salute (Cohen e Williamson, 1991) .